Confinati in casa come tutti siamo grazie a un Virus, dai telegiornali eruditi costantemente su contagiati, deceduti e guariti vari, rintronati da luminari che si confrontano animatamente su opposte diagnosi e prognosi, tentando noi di farci una qualche ragione delle restrizioni invocate ed applicateci, vogliamo guardare avanti, a quando questa situazione volgerà ad una sorta di normalizzazione.
Intanto, nell’attesa, perché non cogliere il suggerimento che ci arriva dal nostro Coro e su cui una ‘paesana’ corista, fa una riflessione che qui pubblichiamo:
“50 anni fa si sentiva la gente cantare. Cantava il falegname, il contadino, l’operaio, quello che va in bicicletta, il panettiere. Oggi hanno smesso. La gente non canta più e non racconta più”
Così scriveva Mario Rigoni Stern
Io cinquant’anni fa non c’ero ma quaranta sì e, seppur piccolina, ricordo bene come la musica facesse parte del quotidiano e come anche solo il fischiettare una melodia accompagnasse tanta gente nel proprio lavoro o nei propri riti quotidiani. La radio era spesso accesa un po’ per compagnia e un po’ perché regalava attimi di svago, di allegria.
Cantava il panettiere che puntuale passava a portare il pane in ogni casa, canticchiava il postino per strada con la sua Vespa, fischiettava il fruttivendolo aspettando che qualcuno scendesse a fare un po’ di spesa dal suo camioncino!
Vien da dire che rispetto ad oggi un po’ di anni fa forse ci si preoccupava meno del giudizio altrui e si dava libero sfogo alle proprie emozioni, con un candore scomparso.
Tutto è cambiato da allora: una volta abitavamo nei cortili dove tutte le famiglie diventavano quasi un’unica famiglia, oggi non conosciamo neanche il vicino di casa; la gente per strada si salutava con piacere, oggi incontri qualcuno e se puoi tiri dritto a testa bassa, i bambini giocavano in piazza o nei prati e non davano fastidio a nessuno, oggi in casa danno problemi a quelli sotto o sopra!
Sono migliorate certamente le condizioni di vita, ma purtroppo sono peggiorate le relazioni…..forse cinquant’anni fa c’erano meno possibilità economiche e si era meno evoluti di oggi, ma la gente sembrava più contenta!
E allora perché non provare a riportare quella apparente spensieratezza (le difficoltà c’erano anche allora di certo!) proprio in questi giorni di preoccupazione e cercare di rallegrarci un po’ la giornata ?
Da questa considerazione a noi come Coro di Facen è venuta un’idea.
Noi sappiamo solo cantare, più o meno bene, ma ci piace tanto e ci piace trovarci insieme a far prove, ognuno con la propria serata dritta o storta ma con la voglia di dar sfogo alle emozioni.
E in questo periodo che ci vede tutti chiusi in casa, nella nostra solitudine quotidiana più o meno pesante per ognuno di noi, abbiamo pensato di condividere un canto e provare ad impararlo ognuno nelle nostre casette con il pensiero che lo stiamo preparando tutti insieme per tornare a vederci e a “stonare” in coro.
Da questa prima idea è nata la voglia di far cantare tutto il Paese, nessuno escluso perché il desiderio è quello di ritrovarci tutti insieme come Comunità che potrà tornare a riunirsi, a parlarsi da vicino e a stringersi le mani o a darsi la pacca sulla spalla.
Ecco allora che condividiamo con tutti il canto scelto per l’occasione “ Su ali d’aquila”, che è un canto ispirato al Salmo 90 e che è espressione di fiducia nel Signore anche quando la vita ci porta ad affrontare momenti difficili che ci fanno vacillare.
Ascolta Su Ali d’Aquila
Vorremo che in occasione della prima Messa che verrà celebrata a Facen dopo questo triste periodo di isolamento ci fosse un grande coro riunito in Chiesa e tutti insieme riuscissimo a dire il nostro GRAZIE per esserne usciti….perché è certo che ne usciremo!
Di questi tempi, godere di una buona salute è un motivo più che sufficiente per imitare i falegnami, i contadini, gli operai e i panettieri di una volta e quindi ….
canta che….. passa!
A presto tutti insieme🎵🎵🎵🎶🎶🎶