La Villa è una costruzione del XVII – XVIII secolo.
(vedi scheda archivio Istituto Regionale Ville Venete)
Appartenne alla famiglia Marsiai e Gobbato, ora è sede di una colonia montana della C.I.F. di Venezia.
Si accede alla costruzione, direttamente dalla strada Comunale, attraverso un monumentale arcone che collega tra loro Villa e Chiesetta.
Il vasto cortile interno si apre sul fondo verso la campagna, ed è delimitato dal corpo padronale e dai rustici che si innestano sull’abside della cappella.
La facciata più interessante è però verso Sud-Est, preceduta da una esigua terrazza-giardino, sotto cui il terreno scende in ripido pendio. La veduta di scorcio, rende senz’altro più interessante l’architettura, che è risolta in superficie, senza quasi aggetti, se si accentua quello assai robusto del cornicione.
Il motivo centrale è stato in parte ripreso nel secolo scorso, in special modo per quel che riguarda la porta-balcone del piano nobile, abbassata e con un caratteristico poggiolo in ferro ottocentesco.
Il portale d’ingresso è risolto con un vigoroso bugnato e, tra i conci dell’architrave, è inserito un bel mascherone scolpito; il motivo delle bugne era ripreso, dipinto, su tutta la zoccolatura del piano terra.
Altre decorazioni, di tipo architettonico, erano poste sopra e sotto tutte le finestre e nel timpano.
L’interno è stato assai trasformato dalla nuova destinazione, che però, quanto meno assicura alla Villa una decorosa manutenzione.
Un accenno speciale merita la Cappella, dedicata a San Francesco, patrono della località, datata 1790 ed opera dell’architetto feltrino Antonio De Boni.
La fronte è risolta con una architettura molto semplice, dalle caratteristiche assai simili a quelle del vicino arcone d’ingresso.
Forse le stesse esigue dimensioni della costruzione hanno fatto preferire all’architetto una soluzione con aggetti poco sentiti, adottando delle lesene a sostegno del frontone, anziché le più plastiche semicolonne addossate che si ritroveranno nelle sue opere vicentine, più tarde, e frutto della collaborazione con i figli.
L’interno è molto significativo perché preannuncia appunto motivi che diverranno tipici nella maniera dei De Boni, specialmente per il modo di voltare la nave, con botti dal sesto un po’ rialzato e aprentesi con un profondo lunettone nella zona presbiteriale (cfr. gli esempi più tardi di Novale, Malo e Santorso).
Nella cappella di S. Francesco si ritrova ancora una ricca decorazione con eleganti stucchi che incorniciano i dipinti sul soffitto e sulle pareti; si tratta di reminiscenze settecentesche che scompariranno nella austera sobrietà delle già citate chiese vicentine.
L’intervento pittorico è dovuto all’artista feltrino Giovanni D’Antona (operoso tra il 1781 e il 1794) che dipinse anche nei pressi un ‘capitello’ di proprietà della famiglia Marsiai, con i SS. Vittore e Corona.
(Tratto da A.Alpago Novello-Ville della Provincia di Belluno)
(vedi scheda archivio Istituto Regionale Ville Venete)
A.Chs