Storia Parrocchia di Facen – Le fonti: don Giuseppe Peressini

 

Il 12 gennaio 1961 spirava alle ore 16.00 don Giuseppe Peressini. Così terminava la sua giornata terrena questo prete malaticcio venuto a Facen, nel lontano 1925, ‘per respirare aria buona’, come si diceva, e ricuperare la salute. Anche se era venuto per riposare, il seguito degli avvenimenti dimostrò che non fu proprio così.

Ecco, dall’inizio, il racconto di don Giuseppe come riportato negli archivi parrocchiali e come dagli stessi riesumato da Don Elio Fent, quand’era parroco a Facen e dallo stesso pubblicato nel giornale parrocchiale ‘La Campana di Facen’ nel 1994, in occasione del 50° della Parrocchia.

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“Il paese di Facen, a circa 500 m. sul mare, in una delle migliori posizioni della Diocesi (ora ex Diocesi di Feltre n.d.r.), a pochi chilometri da Feltre, conta circa un migliaio di anime.

 La Frazione, riguardo a – cura d’anime -, è stata sempre alle dipendenze di Pedavena, di cui era filiale, e quel rev.do parroco provvedeva ai bisogni spirituali del paese, sia per sé, che per mezzo dei suoi cooperatori.

Nel 1859, riferiscono gli anziani, il paese, bisognoso di servizio religioso, ‘difficoltato’ di accedere comodamente al capoluogo, specie per la lontananza di certi sobborghi, con grande detrimento e dell’istruzione religiosa, e dell’osservanza del precetto festivo, tutto d’accordo guidato da alcuni capi volenterosi, a proprie spese, fece acquisto del terreno e costruì l’attuale Casa Canonica.

Da allora, sebbene saltuariamente, il paese ebbe il proprio sacerdote, e la filiale di Facen venne eretta a Curazia dipendente dalla parrocchiale di Pedavena.

 Si ha memoria di un primo Curato, nella persona di un certo don Scalet, morto e sepolto in questo cimitero frazionista (sul colle, accanto all’attuale chiesa: n.d.r.)

 Fin da allora, la popolazione corrispondeva al proprio sacerdote delle regalie, in legna, fieno, uva, patate, fagioli e una cotta di latte in primavera.

 Il sacerdote locale godeva anche degli incerti di stola e di Chiesa, sebbene miseri. Non mancavano delle elemosine di SS. Messe, e in più la popolazione corrispondeva un’offerta per la messa festiva, valutata, per quei tempi, da £.2 a £.5 annuali.

 Dopo la morte di don Scalet, il paese restò per vario tempo senza sacerdote, forse per mancanza di clero, e, intanto, il servizio religioso, in modo molto limitato, veniva prestato dal Parroco di Pedavena. Sembra siano intervenuti anche degli accordi, tra quel parroco e la Fabbriceria di Facen, nel senso che il parroco si impegnava a celebrare a Facen tutte le III del mese, e più le sagre di S.Lucia e Ceriola e le altre maggiori solennità. Non si ha memoria se tale impegno, sia per sé che a mezzo dei suoi cooperatori “riflettesse” anche le singole domeniche e giorni festivi.

In compenso la Fabbriceria corrispondeva al Parroco l’offerta della messa festiva e qualche altra regalia. Tali accordi, però, erano sempre di breve durata, perché di tanto in tanto, il paese insisteva per un proprio sacerdote.

Così si ha memoria di un Curato stabile dal 1902 al 1912, nella persona di don Pietro Durighello, sacerdote zelante e molto intraprendente. Egli gettò l’idea di una nuova chiesa parrocchiale e trovò corrispondente tutta la popolazione, la quale, o con opere gratuite, o con offerte in denaro, cooperò efficacemente fino a copertura completa. A questo punto, in paese, avvennero delle scissioni. Forse a motivo della mole esagerata del fabbricato e delle spese ingenti ancora da sostenere, sproporzionate alle forze del paese. Il lavoro venne sospeso e don Durighello si ritirò facendosi religioso in un convento a Padova.

Venne sostituito da un certo don Pietro Colletti che fece poco o niente per il paese e infine fu allontanato.

 Così si arrivò alla grande guerra 1914-1918. Durante il periodo bellico e nell’immediato dopoguerra, il paese restò senza sacerdote, fino al 1925.

 Nel 1921 la chiesa costruita da don Durighello fu abbattuta da un forte uragano che, fortunatamente, lasciò in piedi la vecchia, sebbene in condizioni disperate.

Nessuno si occupò e prese a cuore le sorti di questa, così il paese, che pur aveva sostenuto enormi sacrifici per quella erezione si è lasciato alienare e “mangiare” perfino il residuato di quei materiali.

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 Note :  Archivio Parrocchiale
A.Chs