Fontane di Facen : la Fontana dei ‘Poi’

Siamo giunti, nel nostro percorso di riscoperta e censimento delle Fontane del Fascio, sempre alimentate dall’acquedotto del Troj delle Manere, nella parte bassa di Facen, all’inizio del Canalet, luogo suggestivo e – per alcuni – ‘magico’, in tutte le stagioni.

Siamo sul lato nord della dorsale di Spiesa, il cui culmine fà da spartiacque col Comune di Feltre.

Ma anche qui, alimentate dallo stesso acquedotto, ci sono altre fontane, segno tangibile della volontà di portare l’acqua anche in quest’area del nostro Territorio.

Sono infatti due le fontane presenti in quest’area che andremo a considerare, questa volta con la prima delle quali – la Fontana dei ‘Poi’.

Questa la troviamo giusto sull’incrocio della strada principale che conduce in cima alla dorsale di Spiesa, per raccordarsi quindi con il percorso che conduce sulle pendici e sulla cima del Monte Aurin, curiosissimo e riconoscibile colle che divide la Vallata Feltrina – nelle sue propaggini verso Ovest – con il Canalet, antichissima via di collegamento fra Pedavena – e quindi Facen – ed Arten e lo strategico incrocio di vie storiche che lo stesso presidiava.

Non è certo in buone condizioni, semisepolta dai detriti vari con cui è stata quasi completamente riempita.  Ci raccontano essere stata adibita – appunto una volta riempita di materiali vari di risulta – come pista/scivolo atta al caricamento di ruspe ed escavatori a bordo dei cassoni dei relativi autocarri di trasporto.

Magari non è neppure vero, certo vi è che i circostanti nuclei per i quali era stata concepita e realizzata non sembrano più di tanto considerarla.

Oltre al pannello di copertura della rete tecnologia a relativo cappello, sorte comune a quasi tutte le fontane censite, assai rovinate appaiono anche la struttura della fontana e del lavatoio, quest’ultimo certamente simbolo dell’importanza dei nuclei abitati cui era di supporto. Vari pezzi sbrecciati, ancora con i ferri dell’armatura in vista, giacciono in loco.

Purtuttavia, seppur testimoniando l’uso improprio, per così dire, cui l’incuria, la disaffezione e le mutate condizioni di vita l’hanno finora destinata, non ci risulta – almeno per la ricognizione che i detriti di cui è riempita e contornata ci ha consentito – che vi siano danni strutturali tali da segnarne come irrimediabile la fine.

Così che non possiamo se non ricordare come, grazie al concreto esempio portato dall’intervento di restauro di un volontario sulla Fontana de ‘Bastian Manoli’, sia possibile riportare a nuova vita una fontana, creando le condizioni perché la stessa possa continuare ancora a lungo a testimoniare di tempi non remoti, e di come le necessità concrete di tali tempi siano state risolte.

Pure in questo caso, poi, e come già precedentemente affermato, l’essere questa fontana stata sommersa e riempita dai vari materiali di risulta potrebbe riservare, nel corso di una possibile e auspicata pulizia e recupero della stessa, la sorpresa di una struttura ancora intatta nella sua parte sommersa.

E anche questa volta un auspicio che speriamo venga colto da qualcuno degli abitanti dei nuclei familiari cui la stessa fontana era all’epoca stata destinata.

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A.Chs
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