1863 – Facen : rifacimento S.Susanna e Inaugurazione

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1863 –  30 Agosto

Frattanto ferve l’opera nel Monte Avena e la diroccata Chiesa di S. Susanna (53) si converte in tempio.

Il fervido d’ingegno Domenico Marchioro lo ideò con quattro colonne per sostenere l’Atrio, con due mezze cappelle per fornire la chiesa, con l’Altare isolato per fornir modo di appararsi e tre nicchie per accogliere i SS. Martiri ora deposti in rozzo Capitello.

Che sortirà? Te lo dirò in Ottobre.

1863 –  8 novembre Inaugurazione di S.Susanna

Era giunto il 8 Novembre già aspettato e proclamato dallo sbarro de’ mortaj e dai frequentissimi fuochi sparsi per ogni lato sul Monte Avena, e la Processione partindo dalla Chiesa Parrocchiale s’avviava sul Monte a Visitare la Chiesa già benedetta dall’Arciprete tre giorni prima.

Là si era avviato innanzi il M.R. D.n Antonio D.r Zanghellini (54), che al giunger della Processione, indossatosi i sacri Arredi, fra la S. Messa fece un animato e dotto discorso nel quale dimostrò col fatto cosa possa conseguire un popolo divoto e concorde nelle sue pietose intraprese.

Infatti fu veramente ammirabile lo zelo dei frazionisti di Facen nel sostenere le fatiche improbe nel trasportare lassù tutto il materiale e dover giungere caricato là dove è un impresa giungere vuoto ed assistito da forte bastone che serva d’appoggio.

Assistiti poi da 75 fiorini offerti dal Comune fecero la spesa divina V.L. 2550

(53) Del sacello di S.Susanna si hanno notizie fin da prima del 1500. E, per metterne in evidenza l’ardua posizione su Monte Avena, veniva localizzato con la locuzione “ per circiter duo milia itineris difficillimi ed asperrimi”. Una memoria dei primi anni del 1600 riferisce che il regoliere della villa di Facen, di Teven e Travagola, con l’assistenza del nobile Antonio Facen, diede il consenso ad un padre eremita di porre la sua dimora presso il sacello nascosto tra il verde dei boschi, sopra l’abitato a quota 923. Di antichissimo cul to, mancando i riferimenti storici sulla sua origine, la pietà popolare arricchì di particolari immaginosi la nascita di questo luogo di processioni devozionali da parte di fedeli, provenienti non solo dalla vallata ma anche da lontane contrade.Don Antonio Vecellio, che fu un appassionato raccoglitore dei temi favolosi della nostra cultura feltrina, magari ricucendo i brani di narrazioni frammentarie con motivi frutto della sua fantasia, diffuse due versioni leggendarie sul culto dei santi Susanna e Tiburzio.
(54) Di rimando alla nota n. 21 , qui sopra, ricordiamo i riposi montani di don Antonio Zanghellini nell’eremo della villa dell’Altor, dove non s’era fatto romito e non chiudeva i suoi giorni “nell’ozio in sì breve sponda”, ma dava una mano ai confratelli ufficianti nella chiesa di Facen.

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Tratto dal “ Libro cronistorico della parrocchia di Pedavena (1757-1924)” a cura di Giuseppe Corso e Aldo Barbon
A.Chs