1851 – 1855 Facen : nuovi paramenti e statua Madonna

” ———————————————————————-

1851 Pianeta gialla fiorita a Facen

……………

In  quello stesso anno (che) quelli di Norcen per colletta acquistarono la Pianetta gialla per £. 100, (  ) quelli di Facen secondando l’impulso e l’esempio della Parrocchiale si destano ad un vivo fervore per la lor Chiesa che non si estinguerà tanto sto, e fatta una cerca di grano raccolgendo anche qualche soldo formarono la Pianeta gialla fiorita di V(enete) L(ire) 140.

1852 Pannello di Facen

Anco quelli di Facen vollero far vedere la scintilla del loro zelo col procacciarsi una novella Pianeta a fondo bianco con fiori rossi di tutta seta ed un bel Camice di filo con merlo alto facendo la spesa in tutto di V(enete) L(ire) 184, e la fabbriceria facea loro rinnovare il Penello ed il manto bianco=rosso con V(enete) L(ire) 293,10.

1855 fiorito e memorabile: la Madonna di Facen

Il Primo fiore che senza appassire spanderà grato olezzzo nelle future generazioni fu prestato dagli abitanti di Facen. Erano questi, nella quaresima di questo anno, intesi a dipingere e dorare il loro Altare per la vetusta sua origine reso indecente. Ma trovando su quell’altare una Immagine di intaglio miserabile che cogli occhi spiritati ti scacciava bruscamente dal suo cospetto, si venne alla determinazione di cercarne un’altra che potesse onorare  l’altar rinovato.

Quindi avutasi notizia che la Sig.ra Elena Cima Barpi di Feltre avea in sua casa una bella Immagine per la quale il suo Buon Padre avea rifiutate mille svanziche, il Parroco si presenta ad essa Signora per chiederla in carità alla Chiesa di Facen.

Avutasi in prima inchiesta una aperta negativa, come alla loro domanda l’aveano ricevuta il Seminario e gli abitanti di Tomo, il Parroco confidato e quasi presago d’un prospero successo segue la Benigna Signora alla Cucina dove seduto al fuoco tesse discorso dei meriti, che Ella s’acquisterebbe nell’esporre quell’Immagine fra tanto popolo che da quell’aspetto sarebbe tratto ad infervorarsi nel Culto di Maria, e quindi della gloria che la Regina pronunciata immacolata riceverebbe dal sacrifizio di svuotare le sue stanze di quella Immagine per adornarne una Chiesa.

La parola ajutata da Maria penetrò il tenero cuore della sua divota, che chiedendo il parere del marito, e della figlia già prima guadagnati allo scopo, pronunziò affermativo il bramato favore.

Qual fosse il gaudio del Parroco e dei Parrocchiani di Facen l’intenderai da quel che fecero da poi per il decoro del novello Tesoro.

Frattanto il 23 Marzo il Parroco con un chiuso Legno va a ricevere la bella Immagine che baciata con lacrime dalla pietosa Padrona venne trasferita alla Chiesa Parrocchiale e posta sull’Altare del Rosario: ed osserva, Buono mio, che tanto l’immagine nostra del Carmine, quanto questa nuovamente ottenuta, partirono ambedue dalla soppressa chiesa di S. Pietro di Feltre, onde sembrava che quest’ultima, prima di costituirsi ancora oggetto di culto pubblico volesse risalutare la antica sua Compagna nel corso di mezzo un giorno e tutta una notte, come lo fece.

Al indomani 24 Marzo la popolazione di Facen si reca alla Parrocchiale con giovani vestite di bianco per portare la desiderata Immagine e le torcie che l’onoravano.

Era tutto coperto di nubi il cielo ed imminente una dirotissima pioggia, quando alle nove, ora stabilita per il solenne Trasporto, la Madonna che in quest’anno non lasciò mai intralasciate le sue funzioni, stende la sua temuta e possente destra fatta depositaria dei celesti favori, ed eccoti sparirsi le nubi, splendere limpido e rallegrato il sole che non si nascose che dopo la funzione per piovere dipoi tutto il giorno: ma quanto commovente e divota fu la funzione?

L’aspetto di que’ angeli che portavano la Benedetta Immagine formavano un sacro spettacolo. Sopra le Colline sgombre da nevi si affacciavano a torma a torma le persone  a salutare Maria; nella Villa di Facen si ersero varj Archi trionfali, che presentatisi all’insaputa ti spremevano lacrime di divota esaltazione.

Giunta la Processione alla Chiesa il Parroco leva dalla Portantina la commovente Immagine, che fra quel popolo divoto sembrava ravvivare il suo materno sorriso, e postala nella nicchia  addobbata a meraviglia, parea che ti dicesse: questo è il Seggio del mio sposo, quivi starò perché me l’ho eletto lo Stesso ed a vostro conforto, sollievo ed ajuto in qualunque bisogno formerò tra voi perenne la mia dimora.

Fra la Santa Messa il Parroco fece quattro parole allusive alla circostanza, ringraziò l’Ottima Signora che ci offrì un tale Tesoro ed obbligò il Popolo a mostrare la sua gratitudine con il recitar per dessa ogni festa per un anno una Salve Regina, non ché un de profundis pel defunto Padre da cui Ella l’aveva reditata.

Fu questa circostanza che obbligò il cuore di questo Parroco (don Felice Caterino De Biasi. n.d.r.) ad affezionarsi in particolar divozione alla B. Vergine rappresentata da questa veramente Bella Immagine, a pie’ della quale trovò grande conforto e grazie segnalate; sicché per manifestar la sua riconoscenza lasciò metà della tenue sua sostanza in eredità alla Chiesa di Facen, onde procuri il maggior decoro della sua Vergine Benedetta, sua Madre Carissima invocata ad assisterlo in vita e nell’ora di sua morte. Diede invece  550 Ven. (Lire) per la Canonica.

 —————————————-“”

Tratto dal “ Libro cronistorico della parrocchia di Pedavena (1757-1924)” a cura di Giuseppe Corso e Aldo Barbon

A.Chs_P11